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“Forse è stato questo il mio tentativo negli ultimi cinque anni. Lasciarmi vivere per non sbagliare. Non decidere per non sbagliare. Fare il pesce morto e seguire la corrente. Perché è più facile rinunciare a se stessi e alla propria identità che non invece lottare per se stessi e per non farsi cambiare dalla vita.” Intrappolato in una vita che non ha più suoni né identità: un incidente sul lavoro gli ha portato via l'udito e la memoria, costringendolo a uscire dal giro. Da allora per Pietro Ferri, ex poliziotto, le giornate scorrono in un’anonima routine, scandita soltanto dal sesso clandestino con Roberta e da incubi; incubi atroci, ricorrenti, di cui lui stesso è truce protagonista. Fin quando il “killer della Ghisolfa”, colui che era stato causa del suo incidente, riappare sulla scena con una serie di delitti che sembrano voler rappresentare un chiaro richiamo a Pietro, un invito a rimettersi in gioco, a riprendersi la sua vecchia identità. E basta poco perché la porta dei ricordi si spalanchi prepotentemente, riportando a galla verità che era forse meglio continuare ad ignorare... Poiché alle volte la certezza del niente è meglio di una possibile gioia. Un thriller intenso, in cui il vero mostro da stanare è quello che giace in fondo a noi a stessi.
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Non solo macchine sfrecciano nei tracciati della Formula Uno: interessi, affari, tensioni, sospetti e bugie inquinano il mondo delle corse, più veloci e silenziosi del motore perfetto, inafferrabili e imprevedibili nei loro sorpassi, nel loro continuo incalzare, nell'instancabile rilancio in una partita di gioco sporco.
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Non ho paura della morte...
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Già vedo i titoli sui giornali:
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