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Lo Spermiogramma

 

Spermiogramma. Così viene definito l’esame clinico che prevede il conteggio ed il tasso di motilità degli spermatozoi presenti nel liquido seminale. Si tratta di una delle prime indagini che viene prescritta al maschio in una coppia che non riesce ad avere figli. Ma potrebbe anche essere fatta per il motivo opposto. Cioè, perché una coppia che non vuole marmocchi dovrebbe continuare ad utilizzare metodi anticoncezionali se, per caso, lui fosse sterile?

Aveva quindi deciso di sottoporsi a questo esame clinico. Non si era sentito affatto imbarazzato quando si era recato dal medico di base per ottenere la prescrizione. Anzi, ad arrossire era stata proprio la dottoressa, una donna giovane e carina che, forse, non aveva sufficiente esperienza sulle spalle per aver visto situazioni più imbarazzanti di quella. Lui si era quindi sadicamente divertito a fissarla negli occhi mentre le spiegava le ragioni che lo spingevano a conoscere la misura della propria fertilità. Lei aveva distolto lo sguardo, girandolo sul termosifone e continuando ad ascoltare il paziente. Le aveva quindi raccontato che nell’infanzia il proprio pediatra si era dimostrato preoccupato in più di un’occasione dal fatto che lo scroto del bimbo non sembrava voler scendere, staccandosi dal pube per assumere la configurazione “pendente” tipica dell’adulto. Il medico stava pensando di intervenire in qualche modo quando la situazione sembrò volgere lentamente alla normalità. Ma ora lui si chiedeva se questo non potesse in qualche modo aver influito negativamente sul proprio normale sviluppo. Non che lui o la sua partner si fossero mai lamentati delle prestazioni sessuali. E del resto l’eventuale fertilità non influisce certo sulla virilità, benché certe mentalità siano portate a pensare così.

Mentre il medico guardava fuori dalla finestra, lui le raccontò anche che, durante la visita in fase di arruolamento in fanteria, molti anni addietro, gli era stato diagnosticato un varicocele al testicolo sinistro. Non era in fase avanzata, ma poteva anche essere che i dodici mesi successivi avrebbero potuto peggiorare la situazione. In seguito non aveva sofferto di particolari dolori e lui aveva pensato che l’infausta previsione del medico militare non si era trasformata in realtà.

E quindi si trovava lì, deciso a scoprire se fosse fertile oppure no. La donna si era un po’ ripresa, al punto che riusciva, a tratti, a guardarlo in viso e a fissarlo negli occhi. Lui ricambiava quelle occhiate con fermezza, quasi con durezza. E per un attimo appena volle che fosse lei a provvedere all’estrazione del proprio liquido seminale. Ma fu solo un brevissimo istante di follia.

La dottoressa gli consegnò la prescrizione, lo salutò stringendogli con energia la mano che lui avrebbe usato, in seguito, per fornire al laboratorio il materiale da analizzare. Forse entrambi visualizzarono la medesima immagine, perché lui sorrise ironico mentre lei arrossiva più violentemente di prima.

Uscì nell’aria tiepida di quella giornata di aprile. Si diresse verso la clinica dove avrebbe prenotato l’esame. Quando presentò il foglio del medico all’impiegata dietro il bancone dell’ambulatorio, la scena di poco prima si ripeté. La ragazza arrossì e corse in cerca dell’aiuto di una collega più anziana. Quest’ultima gli diede due fogli: il primo con la data prevista per l’analisi, il secondo con le istruzioni per una corretta consegna del materiale. Per fare in modo che l’esito fosse il più attendibile possibile.

Istruzioni. La cosa aveva dei lati umoristici, al limite del comico. Aveva più di trent’anni e qualcuno doveva spiegargli come masturbarsi! Tuttavia leggendo cominciò a vedere dei risvolti cui non aveva pensato. A parte l’ovvietà del contenitore sterile, era necessario astenersi da qualsiasi attività sessuale per almeno tre o quattro giorni. Non si poteva raccogliere il liquido da un preservativo dopo un normale rapporto perché i preservativi contengono spermicidi. E anche questo era abbastanza ovvio. Il pensiero folle che gli aveva attraversato la mente quando era dal medico si affacciò di nuovo, assumendo le sembianze di una mano femminile che procede nell’operazione. Lo ricacciò indietro. Non esistevano alternative. Sarebbe dovuto ricorrere alla pratica adolescenziale del “fai da te”. E qui veniva il difficile, perché bisognava consegnare il materiale entro al massimo un’ora dal prelievo. Ed il contenitore doveva essere conservato a contatto con il corpo, ma non troppo al caldo. Insomma, in una sorta di “protesi scrotale”. Anche l’igiene intima prima dell’operazione doveva essere particolarmente curata.

Fece quattro conti. La clinica distava circa cinque chilometri dalla sua abitazione. Lui doveva presentarsi alle otto e trenta. Calcolò che l’estrazione poteva avvenire intorno alle otto e quindici del giorno fissato.

E quel giorno, infine, arrivò. Si era procurato un contenitore sterile di quelli bassi e larghi, preferendolo di gran lunga rispetto a quelli tipo provetta. Fu una scelta felice. Si chiuse in bagno, per uscirne qualche minuto dopo. La sua compagna rimase sorpresa che ci avesse impiegato così poco tempo rispetto ad un rapporto amoroso. Ma poi dovette pensare che era normale così, che certo il sesso a due è più divertente e pertanto si tende a prolungare il gioco. Mentre in quel caso si trattava di scienza. Non gli chiese a cosa avesse pensato durante l’operazione.

Arrivò alla clinica puntuale come un orologio svizzero, con il contenitore posto in una tasca interna del soprabito: né troppo al caldo, né troppo al freddo. Si presentò nel luogo indicato nel foglio, trovando un fiume di persone in coda per il prelievo del sangue. Rabbrividì pensando che i suoi spermatozoi sarebbero morti agonizzando, se lui avesse dovuto fare la fila. Tuttavia nei paraggi non si vedeva personale medico, né erano presenti infermieri. Era trascorsa quasi mezz’ora dall’estrazione. Si decise a bussare ad una porta e si affrettò a spiegare il suo problema. In quella vicenda aveva avuto a che fare solo con donne, fino a quel momento. Anche ora non fu diverso. L’infermiera, imbarazzata, non lo stava in realtà ascoltando. Né tantomeno poteva udire i rantolii degli spermatozoi più deboli che cominciavano a morire. Gli porse un contenitore tipo provetta e gli indicò un locale dove appartarsi. Disperato estrasse dalla tasca il proprio contenitore, dichiarando alla donna che lui “aveva già dato”. Finalmente l’infermiera capì e diede segni di efficienza. Prese il contenitore, applicò un’etichetta e sparì dietro una porta. Riapparve qualche minuto dopo, per consegnargli un foglio valido per il ritiro dell’esito dell’esame.

Erano le otto e cinquantacinque minuti. Aveva terminato il tutto con venti minuti di margine. Di lì a pochi giorni avrebbe conosciuto il proprio tasso di fertilità secondo l’indice di Page Houlding.